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La violenza economica

Pubblichiamo oggi, con qualche giorno di ritardo rispetto al 25 novembre, l’intervento di Grazia Prevete, past President di Federnotai a un seminario sulla violenza economica, organizzato dall’Assessorato alle pari opportunità del Comune di Torino per il 23/11 in occasione della giornata contro la violenza. La lettura è utile a introdurre il tema che sarà oggetto del Caffè di Federnotizie in programma Venerdì 1 dicembre “Mi scusi: ma quando arriva il notaio? Esiste una questione femminile nel Notariato?”.

Buongiorno a tutte le persone presenti e utilizzo volutamente il termine “Persone” che comprende tutti i generi di qualsiasi tipo.

Il tema della violenza economica è finalmente oggetto di attenzione, la violenza economica non è appariscente, è subdola e non lascia lividi, ma può incidere sulla vita delle donne per lunghissimo tempo, ci si può con fatica liberare di un marito violento, ma a volte è assai più difficile liberarsi di debiti e di una condizione economica subordinata, perché non si ha un lavoro remunerato esterno alla famiglia, né una professionalità che aiuti a inserirsi nel mondo del lavoro.

In questo periodo viene proiettato il film “C’è ancora domani” della Cortellesi, la vicenda si svolge nel primo dopoguerra, nel 1946, in una Italia povera in bianco e nero, ma in realtà racconta il nostro mondo, racconta di tutte noi.

la protagonista, Delia, è schiacciata da un marito ignorante, stupido e violento, alla violenza fisica si unisce la violenza economica, Delia fa tanti piccoli lavori sottopagati e consegna tutto quello che guadagna al marito, ne trattiene una piccola parte, di nascosto e ad una amica dice “Sai, mi rubo i soldi” e l’amica obietta “ma sono soldi tuoi, tu li hai guadagnati” Delia non risponde, ha introiettato la violenza.

Non vi racconto altro del film, andatelo a vedere, voglio solo ricordare altre figure di donne del film, di diversa condizione sociale, ma tutte mandate bruscamente al loro posto di regine della casa.

Nella mia vita lavorativa, ho esercitato la professione di notaio per oltre 40 anni e ora sono in pensione, ho incontrato tantissime persone, ho ascoltato le loro storie, ho cercato di consigliarle per il meglio e di fare tesoro delle loro esperienze.

A volte ho cercato anche di smontare le loro illusioni, di rappresentare la realtà che non riuscivano a vedere, di spiegare che non era opportuno intestare l’alloggio solo al marito o al compagno anche se conveniente dal punto di vista fiscale, perché i mariti o i compagni potrebbero passare portando con sé anche gli alloggi acquistati con danaro comune.

Spiegavo che non era anche conveniente assumere la qualifica di amministratore o di socio illimitatamente responsabile in una società a cui di fatto non si partecipava o essere intestatarie di una autovettura di misterioso uso da parte di altri, né firmare fidejussioni per debiti che non si controllano.

In genere la risposta era “Ma si figuri Notaio, è mio marito (o il mio fidanzato o il mio compagno, a volte anche mio fratello) mi fido, tanto io non ci capisco niente (come diceva anche Delia, la protagonista del film) ”  Ci si può fidare, ma essere prudenti obiettavo io.

Nei nostri studi la consulenza è spesso gratuita, ma per raggiungere senza formalità chi ha bisogno di aiuto il Consiglio Notarile di Torino ha organizzato dei cicli di consulenze gratuite nelle biblioteche, per invitare le persone a considerare il Notaio come il consulente di famiglia.

Le domande più frequenti che venivano poste erano relative alla comunione dei beni, sulla quale regnava una certa confusione,  non era chiaro che anche con la separazione dei beni il coniuge avrebbe comunque avuto diritto ad una quota ereditaria, alle successioni (chi ha diritto  e a quale quota dell’asse ereditario), ai testamenti ( come e quando fare testamento), alle agevolazioni cosiddette “prima casa” in nome delle quali le intestazioni degli alloggi venivano  proposte con modalità quanto meno fantasiose, ai tipi di società adeguati all’oggetto e alle dimensioni dell’attività e alla responsabilità degli amministratori.

In realtà però spesso nei nostri studi le persone arrivano con decisioni già prese, difficili da modificare e a volte le persone più fragili, che avrebbero bisogno di  consulenza e consiglio non si rivolgono al Notaio, lo studio notarile viene ritenuto non alla portata di tutti, ma riservato ad una élite abbiente.

La violenza economica è un tipo di abuso che rende la vittima finanziariamente dipendente, controllando le risorse finanziarie, negando l’accesso al denaro e la partecipazione al mondo del lavoro, limitandone di fatto la libertà e distruggendone l’autostima “non sei buona nemmeno a fare la serva” dice il marito a Delia nel 1946, ma sono parole che si sentono anche oggi.

I dati sono sorprendenti, nella classifica sulla parità di genere l’Italia si colloca al 63° posto dopo l’Uganda e lo Zambia, Spagna e Francia sono rispettivamente 17° e 15°, la Germania è al decimo posto.

Quasi il 40% delle donne italiane non ha un proprio conto corrente e la percentuale arriva al 100% per chi ha un basso livello di scolarizzazione.

I casi di violenza economica secondo lo sportello “Mia Economia” di Fondazione Pangea sono vissuti da donne di ogni classe e livello di reddito e riguardano principalmente la fascia di età fra i 40 e i 60 anni.

Questo può voler dire che ci sia speranza per le più giovani, per il futuro del paese?

L’anno scorso nel nostro paese si sono dimesse 37.000 donne dopo la maternità, perché il loro stipendio bastava appena a pagare una baby-sitter, dicevano, come se l’accudimento dei figli riguardasse solo le madri e non i padri, rinunziando così all’indipendenza economica e consegnandosi in toto al proprio partner.

I diritti non sono raggiunti per sempre, vanno difesi giorno per giorno,  la prevenzione è fondamentale per evitare la violenza economica, che spesso è l’anticamera  se non la compagna di quella fisica.

La conoscenza è uno dei principali strumenti per evitare soprusi e per essere indipendenti e l’indipendenza economica è la prima garanzia di libertà individuale e di sviluppo sociale.

Per diffondere le conoscenze di carattere economico-giuridico-finanziario il Consiglio Nazionale del Notariato e la Banca d’Italia hanno intrapreso un percorso comune dando vita all’iniziativa “Donne e cultura finanziaria- Conoscere per proteggersi” per diffondere la conoscenza degli strumenti finanziari e giuridici di tutela delle donne e della loro autonomia, prevenire gli abusi ed agevolare la partecipazione al mondo del lavoro per una vera parità di genere.

Il vademecum  “Conoscere per proteggersi” realizzato dalla Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale del Notariato, che è scaricabile gratuitamente dal sito www.notariato.it , è un primo passo in questa direzione, illustra con termini tecnici ma comprensibili gli istituti giuridici necessari ad affrontare la vita familiare (matrimonio, convivenza, genitori e figli, casa in affitto, comprare casa, farsi rappresentare, fare testamento, le disposizioni anticipate di trattamento), della vita lavorativa (lavorare nell’impresa familiare e partecipare a società) e della gestione finanziaria della famiglia (accesso al credito).

Il vademecum contiene risposte semplici alle domande più frequenti ed è un punto di partenza per fornire alle donne gli strumenti adeguati ad affrontare scelte personali ed economiche e per evitare danni che spesso sono destinati a durare per lungo tempo.

È importante conoscere la differenza e le conseguenze della scelta del regime patrimoniale, della comunione o della separazione dei beni, è importante che le donne sappiano che il lavoro di accudimento e il lavoro nell’impresa familiare attribuisce una serie di diritti, è importante sapere cosa vuol dire farsi rappresentare da altri (la procura generale non è solo una firma) e quali sono i rischi dell’assunzione di garanzie (anche qui non è solo una firma).

Inoltre, la Banca d’Italia mette a disposizione sul proprio sito di educazione finanziaria le Guide, in parole semplici, sui prodotti e servizi bancari più diffusi e un percorso di educazione finanziaria e quindi sugli strumenti di pagamento elettronici, conto corrente, home banking e sicurezza informatica, indebitamento con prudenza.

Il vademecum non è un punto di arrivo, ma di partenza, occorre continuare la sensibilizzazione delle donne fragili e degli operatori del settore ed occorre soprattutto investire sul fare rete fra le associazioni del territorio, il Notariato, la Banca d’Italia, le altre professioni e le Istituzioni

Con un intervento integrato e con la messa a disposizione di competenze diversificate sarà possibile dare aiuto e sostegno alle persone in situazioni di fragilità e agli enti che operano sul territorio fra mille difficoltà (economiche e burocratiche) per riuscire finalmente a scalare la classifica della parità di genere.

Grazia Prevete

 

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